Gli alberi, soprattutto quando sono di pregio e di grandi dimensioni, contribuiscono in maniera significativa ad abbellire le nostre città, ma certamente non hanno vita facile in questo ambiente. E la gestione del patrimonio arboreo può rappresentare una vera e propria sfida per le nostre comunità.
Quante volte abbiamo sentito di alberi, anche di grandi dimensioni, apparentemente in buona salute, che improvvisamente si schiantano? E non solo in presenza di eventi atmosferici avversi.
La stabilità degli alberi ornamentali e monumentali può essere compromessa dalla presenza di marciumi radicali o di carie del cilindro centrale delle parti basali del fusto. Questi processi degenerativi del legno sono causati da funghi appartenenti spesso ai basidiomiceti.
Ma come si può capire se un albero è sano oppure a rischio? Lo sviluppo di un corpo fruttifero di un fungo lignivoro, capace cioè di distruggere la lignina, su una pianta indica che la pianta stessa è affetta da una malattia che potenzialmente è in grado di ridurre la resistenza meccanica del legno. Tuttavia la presenza di un corpo fruttifero non consente di capire il grado di estensione della carie nel legno, ma può permettere la diagnosi, cioè l’identificazione del genere e della specie del fungo che ha infettato la pianta. Per capire l’estensione della carie può essere utilizzata una indagine strumentale prevista dal cosiddetto Visual Tree Assessment (VTA), che prevede, oltre all’ispezione visiva, l’impiego di strumentazioni particolari. Queste tecnologie, insieme con l’analisi visiva, permettono una stima quantitativa dei possibili difetti che possono compromettere la stabilità di un tronco. In pratica, quindi, il metodo VTA prevede tre fasi: il controllo visivo della vitalità della pianta e dei suoi difetti esterni, l’esame strumentale degli eventuali difetti riscontrati e, infine, la valutazione delle caratteristiche meccaniche del legno sano residuo.
Negli ultimi anni sono state messe a punto tecniche di analisi poco invasive, tra cui quelle tomografiche. Queste tecniche, sviluppate in campo medico, sono state in seguito estese ad altri settori, grazie all’evoluzione degli strumenti di misura e di quelli di calcolo. I difetti interni dell’albero rilevati da questi strumenti e dalle analisi descritte sono rappresentati dalle carie, cioè degradazione del legno effettuata da funghi, che possono portare, nei casi estremi, alla formazione di cavità nel fusto. Analisi quantitative hanno dimostrato che una cavità interna che interessa oltre il 60% del diametro del tronco determina un consistente aumento della sollecitazione sulla parte residua dello stesso. Questo è stato confermato anche da osservazioni condotte su alberi caduti in cui questi fenomeni sono stati riscontrati, nella pressoché totalità dei casi.
Nonostante siano passati quasi venti anni dalle prime applicazioni, il tema della valutazione della stabilità degli alberi in ambito urbano è sempre di grande attualità e la presenza di bravi specialisti è indispensabile. Più in generale, per gestire il patrimonio arboreo delle nostre città occorrono tecnici preparati e sufficientemente esperti. Ed è importante che le amministrazioni pubbliche capiscano che gli appalti al ribasso troppo spinto non favoriscono la scelta dei tecnici più preparati. Non è, purtroppo, così inconsueta, nonostante l’attenzione prestata e i controlli effettuati, la caduta di alberi in viali, parchi, giardini, con danni a cose e/o persone, con conseguenti interventi della magistratura.
Un aspetto importante, che tutti quanti noi, come cittadini, dobbiamo capire, è che anche gli alberi hanno un ciclo vitale e che è spesso assurdo intestardirsi a mantenere in vita alberi deperienti. Gli alberi possono, infatti, anche essere sostituiti.
(Testo tratto da Maria Lodovica Gullino, Spore, Daniela Piazza Editore 2014)