Torino 2030: il Piano strategico dell’infrastruttura verde

Il Comune di Torino è da sempre all’avanguardia nella gestione del verde pubblico. Ai primi posti in Italia per disponibilità pro-capite di verde urbano fruibile (20 m2 per abitante contro i 18,2 m2 della media europea), la città vanta un’infrastruttura variegata che al prezioso patrimonio arboreo rappresentato dalle alberate dei viali unisce una rete articolata di tipologie di verde, dai boschi collinari ai parchi urbani, dalle fasce fluviali ai giardini storici, dalle aree ricreative di prossimità alle zone agricole ecologiche.
 
Nel dicembre 2020 la Città di Torino ha stilato un documento programmatico, messo a punto dall’Assessorato all’Ambiente guidato da Alberto Unia, che illustra il Piano strategico dell’infrastruttura verde da qui al 2030, per orientare i prossimi investimenti in accordo con le direttive del Comitato per lo Sviluppo del verde pubblico e la legge n. 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.
 
Oltre alla pianificazione delle azioni in materia di sicurezza e manutenzione del patrimonio arboreo cittadino, si affrontano in dettaglio le prospettive future in funzione delle nuove esigenze e degli stili di vita dei torinesi, con un occhio di riguardo alla sostenibilità, alla valorizzazione del verde come bene turistico e all’incremento del verde pubblico ricreativo in linea con i migliori standard europei.
La tutela della biodiversità, le iniziative di forestazione partecipata, l’espansione dell’orticoltura urbana, i corridoi ecologici, l’aumento dell’infrastruttura verde nelle zone a elevata vulnerabilità climatica e il monitoraggio delle variazioni dei servizi ecosistemici in un’ottica di compensazione ambientale sono solo alcuni dei temi affrontati in questo piano strategico corposo ma di agevole lettura. Uno strumento a disposizione di tutti i cittadini, per sensibilizzarli alla cura del bene pubblico e stimolarli a sentirsi parte attiva di un processo che può solo trarre vantaggio da ulteriori proposte e iniziative.

 

a cura di Stefania Antro, Agroinnova