Scelte consapevoli e gestione manageriale del verde pubblico

La crisi ecologica e l’emergenza sanitaria degli ultimi anni hanno incrementato le iniziative di forestazione in molte città. La stessa Strategia nazionale del Verde pubblico insiste sulla necessità di passare “dai metri agli ettari di verde”, il che non significa necessariamente o soltanto optare per la creazione di boschi in prossimità di aree residenziali – non sempre la scelta più idonea per le conseguenze che porta, dalla diffusione massiva di insetti alla crescita di infestanti – ma incrementare la presenza degli alberi nei parchi, nei giardini e negli spazi pubblici di normale viabilità. “Non solo forestare, ma rialberare”, come sottolinea Ciro degli Innocenti, capo del Settore Verde del Comune di Padova, tenendo presente che l’investimento in nuovi alberi non termina con la messa a dimora degli stessi: necessita di cure post-impianto che ne garantiscano la salute e la longevità.

Se quindi è importante investire sulla quantità di verde urbano, non si può prescindere dalla qualità, criterio che dovrebbe orientare tutti i passaggi della filiera produttiva, a cominciare dalla scelta accurata del materiale vegetale.

A garanzia di questi aspetti e della corretta manutenzione delle alberature previste dai piani paesaggistici, è stato recentemente introdotto un dispositivo amministrativo da stipulare con i vivaisti. Si tratta del “Contratto di coltivazione e fornitura”, che contiene, oltre all’indicazione di requisiti minimi, come la certificazione di provenienza delle piante da ditte autorizzate e l’emissione di un passaporto fitosanitario regionale, la tracciatura di tutte le operazioni colturali in modo da assicurare che siano stati adottati sistemi di coltivazione idonei per ciascuna specie o tipologia di pianta. Questo meccanismo di tutela degli acquirenti e qualificazione della spesa pubblica agisce indirettamente sulla collettività, che beneficerà di un ambiente sano e di conseguenza più salutare.

Compito dell’ente pubblico è dare seguito a queste premesse adottando un approccio manageriale alla gestione del verde pubblico, con investimenti mirati che partano da una visione d’insieme consapevole di tutte le criticità dello spazio urbano, a cominciare dai problemi di frammentazione del paesaggio che tante grandi città devono fronteggiare, arginando i rischi della progressiva perdita di biodiversità, e puntando su superfici che richiedano interventi minimi di manutenzione.

Così concepite, le iniziative di forestazione urbana incentiveranno anche il comparto vivaistico, in lenta ripresa dopo la crisi del 2008. Le migliori produzioni, da tempo indirizzate all’esportazione nei paesi del Nord Europa, torneranno a interessare il nostro mercato interno, in un circolo virtuoso che oltre al beneficio economico, sarà foriero di tutti i vantaggi sociali e ambientali legati al sano funzionamento ecologico delle infrastrutture verdi.

Risorse bibliografiche consultate
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. 2018. Strategia nazionale del verde urbano “Foreste urbane resilienti ed eterogenee per la salute e il benessere dei cittadini”.
Ciro degli Innocenti, Il morbo chiamato “Alberite”, ACER 2/2021, pp. 8-10.
Martina Maria Taroni e Francesco Ferrini, Tutto è collegato. ACER 2/2021, pp. 24-30.
Maria Lodovica Gullino, Forestazione urbana. Un po’ di storia. Torino Magazine, 11 giugno 2021.

 

a cura di Stefania Antro, Agroinnova