La metamorfosi del lauro*: Dafne

*alloro, s.m. [1310-12; lat. laurus, di genere femminile: forse dalla contrazione del pronome-articolo latino illa laurus, “l’alloro”]: 1. Albero del genere Lauro (Laurus nobilis) sempreverde alto fino a dieci metri, con foglie coriacee aromatiche, molto coltivato come pianta ornamentale | le foglie di tale pianta, usate in cucina per il tipico, gradevole aroma; 2. Le foglie di tale pianta intrecciate in un serto, che nell’antichità greco-romana e nel mondo umanistico venivano attribuite come simbolo di sapienza, di gloria poetica o di eccellenza atletica; 3. Emblema della gloria; onore, trionfo, vittoria; merito, premio; laurea, incoronazione di poeta: simbolo della fama (per le sue foglie sempreverdi); 4. Locuzioni: Dormire sugli allori: restare in ozio, pago di un successo, di una gloria conquistata (ma già superata dagli eventi, quasi dimenticata).

 

Quando prima sentì [Febo] la punta d’oro | per quella Dafne che divenne alloro, | de le cui fronde poi si ornò la fronte.
Petrarca, Rime disperse, 17-3 

Primus amor Phoebi Daphne Peneia…
Il primo amore di Febo fu Dafne, figlia di Peneo…
Semper habebunt | te coma, te citharae, te nostrae, Laure, pharetrae.
O alloro, sempre io ti porterò sulla mia chioma, sulla mia cedra, sulla mia faretra.
Postibus Augustis eadem fidissima custos | ante fores stabis mediamque tuebere quercum.
Alloro, tu starai pure, fedelissimo custode, ai lati della porta della dimora di Augusto, a guardia della corona delle foglie di quercia.
Ovidio, Metamorfosi, I 548; 558-560; 565-564

 

La ninfa Dafne, stremata da quella corsa disperata per fuggire da Febo innamorato, chiede in supplica al padre, il fiume Peneo: “Aiutami: se voi fiumi avete qualche potere, dissolvi, transformandola, questa figura per la quale son troppo piaciuta!”. Terminata la preghiera, immediatamente un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in cima. Conserva solo la lucentezza.

 

“Né potendo altrimenti scampare dalle forze del cupido amante, per misericordia degli dii fu trasformata [Dafne] in un albero del medesimo nome; imperoché e Greci lo chiamano Dafne, e Latini lauro, e noi alloro.”
Landino, 325

 

È ben naturale che il nome del laurus «alloro», l’arbusto sempreverde sacro ad Apollo e ai poeti, caratteristico della regione mediterranea nei terreni arido-sassosi che da esso prendono il nome di zona climatico-forestale del lauretum, sia un relitto pre-indoeuropeo. Ma l’etimo della voce non è del tutto chiaro. In greco antico, la parola Δάφνη, Dáphnē, “lauro”, indica proprio l’albero dell’alloro (Laurus nobilis). Δάφνη diventa δάϕνη: un gioco di significato che si perde nella traduzione dal greco al latino, e dal latino all’italiano. Ma perché proprio a Dafne tocca la metamorfosi dell’alloro? Qual è il suo significato?

 

“Gli oggetti che rievocano i miti Greci e Romani sono così comuni e diffusi che ogni amante delle scienze e della cultura sentirà senz’altro il bisogno di raccogliere informazioni in proposito. Soprattutto per i botanici deve essere difficile non pensare a quelle storie, dato che molte specie di piante presero il nome dai personaggi che di esse furono i protagonisti. Tra questi nomi citiamo: Atropa, Artemisia, Asclepias, Chironia, Circaea, Daphne, Hamadryas, Hebe, Hecatea, Heracleum, Neptunia, Nymphaea, Protea, ed altri ancora.”
Johann Heinrich Dierbach, Flora mitologica, 1833

 

Il lauro (lat. scient. Laurus nobilis), più conosciuto come alloro, è una pianta aromatica e officinale appartenente alla famiglia delle Lauracee, tra cui si trovano anche la canfora, la cannella, l’avocado, ecc. In Europa, si diffonde soprattutto lungo le zone costiere settentrionali del Mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia e nell’Asia Minore, passando per la Svizzera e l’Italia. L’alloro può crescere fino a una decina di metri, ha delle foglie persistenti coriacee, dei fiori giallognoli, drupe ellittiche, nere, contenenti un seme con grossi cotiledoni; è tutt’oggi largamente coltivato come pianta ornamentale. Dai frutti freschi si ottiene per pressione, o facendoli bollire in acqua, il burro di lauro, usato nella preparazione di cosmetici e nell’industria del sapone; dalle foglie, usate in cucina per aromatizzare alcune vivande, si ottiene inoltre l’olio essenziale di lauro, usato per profumare liquori e saponi e in medicina come stimolante e antisettico.

 

Nell’antichità greco-romana, l’alloro era sacro ad Apollo, e simboleggiava sapienza e gloria: di corone di alloro si cingeva la fronte dei poeti e dei vincitori; ancora oggi l’alloro viene raffigurato su stemmi, medaglie, ecc. Il lauro aveva diversi significati simbolici: a nessun’altra pianta ne furono attribuiti altrettanti. Non solo rappresentava trionfo e vittoria, ma veniva usato anche come simbolo di pace, pietà, e compassione. I poeti erano soprattutto quelli che anelavano il possesso della corona di lauro, poiché Apollo era il dio della poesia, della musica, della profezia, e delle arti mediche. Non stupisce allora che questa pianta fosse usata in medicina per le sue proprietà curative. I boschi di lauro nei pressi delle città venivano tenuti in grande considerazione perché reputati forieri di grandi benefici per la salute; gli antichi erano infatti convinti che le emanazioni aromatiche di questi alberi cacciassero contagi funesti. Infine questa “nobile” pianta era anche simbolo di verginità e purezza. Ecco dunque perché Daphne, alla quale, come seguace della dea Diana, era stato concesso dal padre di godere di una perpetua verginità, viene trasformata in alloro.

 

Apollo e Daphne

Fig. 1. Drawing, by Giovanni Battista Tiepolo, ‘Apollo and Daphne’, Italian School, c.1696-1770. https://collections.vam.ac.uk/item/O1026376/apollo-and-daphne-drawing-tiepolo-giovanni-battista/

 

Apollo and Dafne, 1974, by Ketty La Rocca

Fig. 2. Apollo and Dafne, 1974, by Ketty La Rocca

 

Le foglie dell'alloro

Fig. 3